Ansia

L’ansia è la risposta emotiva alla paura. Di per sé tutti proviamo ansia quando si avvicina uno stimolo che percepiamo come pericoloso, ma in molti casi l’ansia può rappresentare un vero e proprio modo di vivere. I pericoli in una società piena di pressioni, insicurezze, instabilità sia relazionali che lavorative, spesso anaffettiva e incapace di ascoltare non solo i bisogni, ma anche le richieste di aiuto dell’altro, sono davvero molti. Si comincia da piccoli ad essere ansiosi con il non essere toccati, essere amati solo in determinate circostanze, riconosciuti solo quando assomigliamo a qualcuno e non quando esprimiamo noi stessi; perché che si voglia o meno la paura più grande è sempre quella di non essere amati, di essere abbandonati, e quindi non poter sopravvivere. Pensiamo che persino le scimmie tra una mamma di metallo dispensatrice di cibo e un bambolotto di peluche caldo e morbido, scelgono quest’ultimo.
Spesso accanto all’ansia troviamo l’”amica” insicurezza, la mancanza di autostima, che rende vana qualsiasi rassicurazione perché poggia su un’idea di sé fatta di insuccessi, veri o percepiti, ambizioni che si fermano ai blocchi di partenza, milioni di “e se, ma, forse” che sostituiscono l’azione che potrebbe invece dimostrare le reali capacità e possibilità che la persona ha.
Il DSM-IV-TR include nella classificazione dei disturbi d’ansia, gli attacchi di panico, l’agorafobia, le fobie specifiche, le fobie sociali, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo post-traumatico da stress, il disturbo acuto da stress, il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo d’ansia indotto da sostanze o condizioni mediche generali, e il disturbo d’ansia non altrimenti specificato.
Secondo Freud (1926), vi sono quattro principali situazioni di pericolo a cui l’uomo è particolarmente suscettibile:
1) La perdita di un altro significativo, da cui derivano sentimenti di abbandono che si esprimono come rabbia, ansia, depressione e/o sensi di colpa;
2) La perdita dell’amore, sentita come rifiuto e in genere accompagnata da rabbia, ansia, depressione, senso di colpa, e sensazione di essere privi di valore o persino impossibili da amare
3) La perdita dell’integrità corporea, spesso associata a paure di mutilazione o danno agli organi genitali
4) La perdita della conferma della propria coscienza morale, da cui risultano ansia, sensi di colpa, vergogna o sentimenti depressivi
Tra queste potremmo aggiungere anche la paura di non avere vie d’uscita, non avere scampo, che spesso implica l’impossibilità di affrontare certe situazioni quotidiane. L’attenzione va rivolta sempre al nostro interno; è lì che non siamo in grado di trovare le vie di uscita, perché il nostro spazio interno, quello che realmente ci appartiene e dovrebbe appartenere solo a noi è soffocato dall’altro, genitori iperprotettivi non rispettosi della nostra intimità e dei nostri sentimenti, che vengono rimossi o non riconosciuti a causa di uno stile educativo rigido. Pensiamo ad esempio al bambino cresciuto ed amato perché ritenuto buono; tale bambino non può ribellarsi da questa idea che hanno di lui altrimenti finirebbe l’amore, quindi si trova costretto a reprimere la propria sana rabbia, per mostrarsi accondiscendente e calmo, ma dentro di sé la rabbia non scompare, cresce, gonfia, si espande e il bambino cerca di buttarla sempre più giù, fino a che questa comincia a dare sensazioni di soffocamento perché vuole uscire e non riesce, è ingabbiata in un piccolo involucro e sa che se rimane lì ancora crescerà; alla fine spesso troverà sfogo in un attacco di panico, oppure la rabbia non sarà gestibile, ma occuperà gran parte della giornata, e verrà proiettata all’esterno mostrando così un mondo cattivo e ingiusto. Secondo Horney l’ansia di base consiste nella sensazione che un individuo ha, di essere isolato ed impotente in un mondo potenzialmente ostile.
Siamo abituati a credere che la rabbia sia un sentimento sgradevole, nocivo, non appartenente a una persona dignitosa e brava. Tuttavia se guardiamo la storia, la rabbia è stata protagonista nella vita di tutti i più grandi uomini e grandi donne. Una rabbia incanalata nella giusta direzione è affermazione di sé, è un atto dovuto verso la propria realizzazione, è uno strumento importante verso il raggiungimento dell’assertività.
Quando il conflitto tra la nostra parte interna rabbiosa e l’immagine di noi ideale di “bambini buoni” è troppo grande si ha la paura di impazzire di non poter controllare la mente e le emozioni.
Tra gli stati somatici che contraddistinguono un disturbo d’ansia possiamo includere “tensione, mani sudate, batticuore, cerchio alla testa, urgenza di mingere o defecare, difficoltà respiratorie o la sensazione di essere disconnessi dal proprio corpo” (PDM, 2014)
Per quanto riguarda le risposte relazionali allo stato d’ansia possiamo avere la paura di essere rifiutati, senso di colpa, conflitti relativi alla dipendenza (oppressione, soffocamento).
Quando viviamo uno stato ansioso ci allontaniamo da noi stessi, dal nostro centro, viviamo nella dimensione della paura e scegliamo spesso in base ad essa.
L’anima non ha paura e se vogliamo intraprendere la strada dettata da essa dobbiamo riuscire a togliere dai nostri occhi quel velo di ansia che ci blocca e ci rende insicuri.

Attraverso l’Ipnosi Evocativa o l’ausilio di altre tecniche introspettive, possiamo andare alla ricerca delle cause della nostra paura, come eroi che si avventurano nelle foreste sconfinate dell’inconscio per sconfiggere il grande mostro, colui che ci tiene da troppo tempo sotto scacco.
La mente ci ostacolerà, perché ad essa non piace nessun tipo di cambiamento, si identifica e ripone l’idea della propria esistenza in ciò che conosce e quindi anche nello stato ansioso e tende a farci credere che non esiste identità senza quello stato. Non è così; la paura c’è, esiste, così come l’ansia, ma è un qualcosa che abbiamo nel momento, ma non ci dà un’identità. Può avere le sue origini tanto tempo fa, in un tempo che non ricordiamo, ma che si è impresso nelle nostre cellule e nel nostro inconscio. Quel tempo va ricercato, va scovato così come le varie cause che hanno portato a tutto ciò. L’ansia ha un senso nella nostra esistenza, una ragione che può farci crescere ed evolvere se sappiamo coglierne il linguaggio e il messaggio.